venerdì 14 giugno 2013

Da 10 a 0 e da 0 a 500.

Stanca. In una parola riassumerei il mio periodo di scrittura tesi/post laurea cosi. Ma non sto parlando di stanchezza fisica. Stanca nel senso esasperata, quando proprio non ce la fai più. Basta con questa gente, basta con questa società,basta con queste regole, basta con questo tempo basta con tutto. Non ho voglia di vivere, rimango a letto ed evito il contatto con la società.

Poi un  giorno dico basta anche a questo non vivere, questo buttare le giornate, sicura delle mie capacità prendo un aereo verso il nord, verso un posto indefinito. Per un paio di giorni è Vienna dove faccio un paio di colloqui imbarazzanti (riassumere la mia vita in 5 minuti e in 2 lingue davanti al pubblico, giochi di ruolo, test di cultura generale). Vienna rappresenta per me un passato infinitamente felice, che però non tornerà. Mai. L´erasmus è uno, lo fai, finisce e anche se non torna ti ha cambiata, te lo porti dietro per sempre. Ogni angolo di Vienna mi ricorda il passato, non è questo che cerco. Sto cercando il futuro. Prendo un treno per Monaco di Baviera, il mio bagaglio pesa e quasi si rompe. Ripenso alla mia partenza da Roma Fiumicino, in realtà non è che me la ricordo molto bene, una breve attesa e un volo corto. Salutare i miei genitori senza avere la minima idea di quando li avrei rivisti, portare una valigia con roba invernale, roba estiva, roba che va bene nell'estremo nord, ma che va anche bene giù al sud. Non sapevo dove sarei finita, salgo, scendo, mi muovo verso est, verso ovest,tutto dipenderà da dove troverò lavoro e un occasione per ricominciare dipendendo completamente da me.

Arrivo a Monaco, compro velocemente un panino e la commessa fatica a capirmi in tedesco, questo non mi incoraggia... Cerco il mio ostello, Goetheplatz. Receptionist giovane ed italiana, nuove speranze per me! Internet si paga all'ostello, che schifo. Quindi vado al McDonald, apparentemente per un caffè, effettivamente per l´internet gratuito, e uso quei 40 minuti di internet gratuito per cercare casa. Vado nelle case e trovo un appartamento condiviso per un mese. Un mese di colloqui di lavoro e solitudine. Giornate intere mandando curriculum e chattando con gli amici. Prove di lavoro a volte, pagate ma non ripagate. Il tedesco migliora, e conosco le prime persone. Erasmus e locali. Tanti compatrioti anche. Soprattutto gente che viene e che va, gente che cerca gente e che si vede con gente solo perché vuole stare con gente. Sono amici che cambi velocemente, sono nomi nella rubrica che adesso guardi e non ricordi chi sono.

Il primo mese finisce e fai le valige. Non per andartene, ti rimangono pochi soldi ma pensi alla desolazione che ti aspetta a casa quindi rimani dove sei e cambi casa, per un altro mese. Se non hai lavoro non puoi ambire ad affitti più lunghi. Io comunque sento che non lascerò monaco, sento che qui le possibilità ce le ho. Paragono i colloqui di lavoro che faccio regolarmente ogni giorno alla quotidianità passata a letto a casa della mia famiglia... Sì, di opportunità qui ce ne ho. 

Guardo il calendario ed è passato un mese e una settimana, è tanto. Penso a lasciare Monaco ma non voglio, ancora non ho conosciuto la città, non posso lasciarla adesso. Mando il mio curriculum a un posto dove già lo avevo mandato, non me ne frega un cazzo se il mese scorso mi avevano risposto "ti chiameremo noi presto". Dopo 10 minuti mi arriva il loro invito ad un colloquio. Sono arrabbiata, ho appena avuto un colloquio al Best Western dove due ragazze mi avevano invitato a uscire per mancanza di competenze linguistiche. Accetto la critica se è un poliglotto a farmela, ma se sono due tedesche che parlano solo un po' di inglese no. Oltretutto, come fai a giudicare le mie competenze se tu stessa noi hai i mezzi per saperle valutare? Ho l´impressione che la gente scambi il mio silenzio (tipico della mia personalità tranquilla) con l'incapacità di parlare...
Al colloquio seguente invece parlo direttamente col proprietario, impressionato dal mio curriculum mi lascia parlare, non mi fa domande del cazzo tipo: i miei punti di forza, i miei punti deboli, come mi descriverebbe un amico in cinque parole, e se credo nel vero amore. Riflettendoci credo che sia questo il problema dei colloqui di lavoro, certa gente non è proprio capace ad analizzare le persone. Perché chiedere tante stronzate invece di parlare delle proprie capacità, esperienze ed idee?
Il colloquio sembra andare bene, dice che mi chiamerà domani. Domani non mi chiama, mi manda un´email e mi dice che sono assunta. Non tornerà a casa da perdente, evviva. Felicità.

Appartamento nuovo, soldi nel conto corrente, contratti. Improvvisamente mi sento vecchia, troppe responsabilità e tutte insieme, sento che una crisi si avvicina. Mi sento in catene. Questa burocrazia non mi lascia libera, non posso avere giorni liberi se non lo comunico per tempo, ho solo 24 giorni di vacanze all'anno, lavoro nel fine settimana quando tutti gli altri si divertono. Lavoro addirittura il primo maggio. Che dolore!
La libertà si ristringe, il lavoro mi schiavizza. E piove. Al lavoro però è divertente, conosco molte persone, ci faccio amicizia...ed ecco che se ne vanno. Una costante che continua a ripetersi da sempre. La felicità della nuova vita si scontra con le catene che ti pone il lavoro. Ci sono giorni in cui stanca (fisicamente stavolta) dormi e lavori, a limite mangi.

Torno poi una settimana nella mia città natale e tutto mi sembra 'straniero', ho voglia di tornare subito a Monaco. E di nuovo a casa a Monaco, lavorando e passeggiando raramente per la città. Nel 2013 l'estate non arriva mai e io a giugno ho i termosifoni accesi.
Oltretutto sono totalmente non integrata. Vivo in una bolla che nonostante la disponibilità e l'amicizia delle persone non riesce a rompersi, vivo la città solo nei momenti di pausa dal lavoro, sono catene che stringono e fanno male.

Ma dopo tutto trovo che il periodo di non integrazione sia una fase che va passata, una cosa normale che succede perché deve succedere. Probabilmente ogni giorno che passa riuscirò ad integrarmi meglio, conoscendo sempre di più la lingua e cercando di usare il tempo libero per scopi sociali e culturali.

Mettendo da parte il masso della non integrazione, la storia suona perfetta, ed era proprio ciò che io volevo. Volevo dimostrare che basta solo l'impegno e la volontà per cambiare la propria vita e raggiungere ciò che si vuole. E se ce la posso fare io, che non sono particolarmente un genio, ce la può fare sostanzialmente chiunque.
Cheers.

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