mercoledì 28 agosto 2013

Quando parli con un tedesco...

Ti senti sfortunato. Ti rassegni davanti all'idea che la tua gioventù è stata una merda in confronto alla sua.

Un tedesco ha passato gli anni in una scuola con la palestra, piscina, campi da calcio, basket, pallavolo, attività extrascolastiche tipo lingue e sport. Tu invece andavi in una scuola dove in classe ti tenevi la giaccia perché i termosifoni non funzionavano e le finestre erano rotte, la tua scuola non aveva palestra, la prof di storia ti raccontava la sua versione ed i prof di lingua non parlavano che italiano.

Una volta all'università il tedesco non paga nessuna retta (nella maggior parte dei Land, anche se ora pare che le rette stiano vendendo abolite ovunque), ha l'opportità di trovare un minijob (450 € lordi e netti perché non soggetti a tasse, di 40 ore al mese), o un lavoro a tempo parziale che non gli impedisca di studiare e che gli permetta di sostenersi economicamente durante il tempo degli studi, che, nella maggior parte dei casi, può permettersi di fare in una città diversa da quella in cui è cresciuto. Può creare lui stesso il suo corso di studi, e può far coincidere due percorsi differenti insieme (Hauptfach, Nebenfach). Nella maggior parte dei casi non compra molti libri, studia su e-learning e su fotocopie provvedute dai docenti.

In Italia invece le rette le paghi ovunque, puoi essere esentato solamente se presenti domanda per tempo. Ma i soldi della borsa di studio arrivano con un anno di ritardo. Studi nell'università più vicina a te, non studi ciò che ti piace, ma studi la cosa che, tra l'offerta formativa limitata a quell'università, ti conviene di più. E per recarti all'università più vicina a te continui a vivere a casa dei tuoi, e prendi il trasporto pubblico tutti i giorni. Non arrivi mai in orario, sei lì sempre troppo presto o troppo tardi. A volte neanche arrivi, perché il tuo treno/bus si è rotto nel bel mezzo del nulla.
Lavori mentre studi, ma fai troppe ore e non riesci a concentrarti. E i soldi che guadagni non riescono a coprire tutte le spese. O ti trasferisci in una città lontana per studiare, chiedendo aiuto a genitori/parenti/doppi lavori/santi protettori che ti aiutino a coprire le spese.
Non capisci perché una stanza a Roma periferia costi come un monolocale in centro a Berlino.
I corsi che segui spesso non sono quelli che ti appassionano di più, sono semplicemente gli unici che ancora non sono stati chiusi per mancanza di denaro/docenti/dignità. Alcuni dei tuoi professori ti chiederanno di procurarti libri del 1600 scritti in norreno dei quali sono presenti solo 6 esemplari che si trovano attualmente nelle isole Fær Øer. Dovrai metterti in contatto con la casa editrice e convincerli a spedirtelo. Al più presto possibile. Al modico prezzo di 400 corone + 300 di spese di spedizione. Pagabili solo in contanti. Tramite un pinguino viaggiatore.

Il tedesco prende varie lauree, perché l'università è fica e lo coinvolge in interessanti progetti di ricerca. RETRIBUITI.

L'italiano si laurea in fretta e passa il suo primo mese da laureato in un centro di disintossicazione dal caffè riflettendo a come poter applicare la sua laurea nell'ambito lavorativo.

Il tedesco a questo punto prosegue la sua carriera artistica/sportiva la quale non ha dovuto abbandonare durante gli anni di studio, ma anzi, ha potuto coltivare senza problemi (palestre gratuite per studenti, abbonamenti a club sportivi a prezzi vantaggiosissimi).

L'italiano può dedicarsi all'arte e allo sport solo nel tempo libero dalla ricerca del lavoro. Ovvero mai. O 5 minuti al mese.

L'ingresso al mercato del lavoro di un tedesco avviene per telefonata. Ma non si tratta della telefonata di quello zio padre di tuo cugino di secondo grado che lavora al comune in cui lo esorti a darti la sua benedetta raccomandazione. No. È una grande azienda, un ente governativo, un qualcuno che ti offre un posto perché ha letto la tua tesi o ha parlato con un tuo professore universitario.
Il giovane tedesco è dubbioso, non sa se accettare la proposta di junior manager della BMW, remunerato 2000€ al mese, o se unirsi alla squadra di ingenieri che lavorano per il più grande centro di ricerca della Germania, remunerato 1800 €.


L'italiano intanto non ci pensa due volte di fronte all'offerta per lavorare al chioschetto al mare, pagato 900 € al mese. In nero. Novecento euro sono tanti. Ma un quarto di questi soldi verrano impiegati in benzina per raggiungere quel chioschetto in culo alla luna. Ed una volta finita l'estate, il giovane laureato torna a buttarsi a letto, esasperato, e con 200 € di risparmi nel cassetto. Magari se ne andrà in un altro paese, dove sarà considerato una nullità, perché non domina la lingua, non conosce la legislazione, non ha amici e farà un lavoro considerato inferiore dove guadagnerà uno stipendio che i locali vedono inferiore, ma che paragonato con i 900€ al nero è come una vincita al lotto. E magari incontrerà un tedesco, metteranno a confronto le loro esperienze e lui, come me adesso, si domanderà: “perché cazzo sono dovuto nascere io in Italia?”.

lunedì 19 agosto 2013

Pfand, c'est quoi? (français)

Cet article vient d'une événement qui m'a passé hier. Au bulot trois espagnoles s'approchent à moi en portant un ticket. Ils me demandent: “ce mot là, c'est quoi? Pfand? Peut il être qu'ils ont nous arnaqué comme que nous sommes des extrangeurs?”. Moi, je souris parce que j'ai pensé ça moi aussi la première fois que j'ai decouvert le pfand. Je n'était pas en Allemagne, j'était en Danemarque, ou ça s'appelle...boef, je ne sais pas, j'ai l'oublie. Je rapportais la bouteille au magasin, dehors il y avait une machine comme ceci:



J'introduisis la bouteille et j'imprimai le ticket. Je pensais que la machine aurait me laissé directement l'argent, mais non, c'est pas comme ça. La machine te laisse une ticket, et la procédure est comme ça: il faut apporter le ticket à la caisse où ils te redonneront ton argent. L'idée du pfand c'est l'idée du recyclage forcé: en quelques pays on marche entouré par les ordures (pensons, depuis d'un concert...), ici si tu as été bon y as reporté la bouteille, ils te redonnet l'argent. Sinon tu l'as perdu. C'est un otage...

Ne t'enquiète pas si tu as la sensation d'avoir payé plus de ce que tu as pensé, regarde le ticket, il ya le mot “Pfand”...


les bouteilles et les canettes ont ce marque:


a machine reconnait le marque et imprime une ticket qui a un code-barres qu'il faut apporter à la caisse.



Quelques articules sont diferents, ils ont l'écrit “Mehrwegflasche”. Dans ce cas il faut les apporter directement à la caisse.


Je crois que ce système fonctionne plutot bien, dans la rue je n'ai jamais vu des bouteilles.
Probablement elles ont toutes collectionées des Pfandsammlern, gens qui, au lieu de menier, collectionent les bouteilles dans la rue et les apportent aux magasins pour en faire un peu d'argent. C'est comme une coopération implicite: en recuperant les bouteilles ils gardent la ville propre, et pour ça ils gagnent 25 cents par bouteille.

Ce système fonctionne même pour les Becher (verres de plastique por les boissons à la pression) et les chopes de bière. Apparemment la bière est plus chère, mais quand on reporte la chope, ils on retournent un euro. Parfois les gens ne reportent les chopes, c'est comment les acheter par 1 euro. Je ne suis pas vraiment sure si ça est vu comme voler une chope que coûte plus qu'un euro, ou si c'est accepté comme qu'ils ne vont pas a reçoire sa caution. C'est une question pour les locaux, et
il peut être qu'ils mêmes aient des opinions en contraste.

Moi, je suis d'accord avec le système du pfand, je crois que c'est une très bonne idée. Et vous, qu'est ce que vous pensez?

En fin, payez attention quand vous êtes dans un pays de pfand, parce que ces bouteilles que vous avez jeté aux ordures peuvent valoir un peu d'argent (25 cents chaque articule, et n'oubliez pas que dans les pays nordiques le prix de la bière est entre 30-90 cents...). Maintendez les yeux ouverts!